Andare in Africa: il sogno di una vita - Hakuna Matata

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Andare in Africa: il sogno di una vita

  
Descrivere a parole la bellezza dell’Africa e della sua gente, raccontare il calore dell’accoglienza e la ricchezza che dona generosamente al cuore di tutti coloro che hanno la fortuna di poterla visitare, non è facile. Solo vivendo il suo calore, i suoi odori, i suoi colori, solo lasciando che parli al cuore con parole che abbiamo dimenticato o di cui abbiamo perso il vero significato, si può gustare la bellezza di una terra che nella sua immensa povertà riesce a mostrare e a donare una grande ricchezza di amore. Infatti, andando in giro per i villaggi, la prima cosa che salta agli occhi è la grande povertà di questa gente: non possiedono nulla se non una capanna e il cibo che la Provvidenza offre loro, eppure nei loro occhi brilla una grande gioia che riescono a trasmettere al cuore di chi li incontra. Sono felici di quel poco che hanno, nulla gli manca! I loro sorrisi, i loro abbracci, sono veri, sgorgano dal cuore, non c’è ipocrisia…così come sgorga dal cuore la preghiera di lode e di ringraziamento che si innalza durante le celebrazioni eucaristiche, veri momenti di festa attorno alla mensa del Signore. Canti, danze, volti gioiosi di uomini, di donne e di centinaia di bambini e ragazzi che per partecipare alla S. Messa percorrono chilometri a piedi, tra la polvere della savana. Gente povera ma la cui ricchezza è grande, talmente grande che davanti ad essa ci si sente profondamente poveri: hanno fame e sete di Dio, una fame e una sete che noi, nei nostri agi, non riusciamo più a sentire. Gente povera ma che porta all’altare quel poco che possiede, offrendolo con cuore gioioso: hanno poco ma donano tanto, mentre noi, che abbiamo tanto, troppo spesso siamo incapaci di donare e, se lo facciamo, quel poco che diamo, lo doniamo tra mugugni e lamentele. Un mese in Africa è lungo da trascorrere, soprattutto se si parte con l’idea di “fare”. Noi che andiamo in missione da visitatori, non andiamo per “fare”, ma per accogliere e vivere, attimo per attimo, tutto ciò che l’Africa offre. La missione, per noi visitatori, è e deve essere, prima di tutto, un’oasi di spiritualità all’interno della quale attingere “Acqua viva” che purifica, lava e rende nuove creature. Nel silenzio dell’Africa, un silenzio che a volte sembra assordante perché ne abbiamo perso l’abitudine e il valore, Dio è più vicino… si, sembra strano ma è così! Il cielo stellato che illumina le nostre notti è lo stesso cielo che illumina le notti africane, ma da noi la bellezza e la luminosità delle stelle è offuscata dalle mille luci delle città e delle strade; allo stesso modo, Dio illumina le nostre vite così come quelle della gente africana, ma da noi la bellezza di questa Luce è offuscata dalla frenesia del “fare” e dell’“avere” … ecco perché in Africa Dio si sente più vicino! Vivere la missione significa dunque anche “riposare in Dio”, lasciando fuori gli affanni e lo stress della vita quotidiana; ritrovare sé stessi insieme a Lui, riscoprendo la bellezza della propria vocazione; ritornare alle radici della propria fede e all’essenzialità della vita. Questo è il dono più grande della missione e della gente d’Africa! Vivere la missione significa anche toccare con mano la grandezza dei missionari e la loro salda fede. Solo andando in Africa ci si rende conto dell’immane e complesso lavoro che portano avanti a nome della Chiesa e, quindi, di tutti noi, e della grande fede che li ha portati in quelle terre e che ogni giorno dà loro la forza di superare difficoltà e delusioni: solo un amore totale, incondizionato e unico per il Signore può spingere un uomo a lasciare tutto per quei luoghi così lontani, dimenticati dagli uomini e apparentemente anche da Dio ed è questo amore totale per Lui, che si irradia sulla gente moltiplicandosi e portando frutti di conversione. Solo vivendo la missione ci si rende conto della necessità di aiutare, in ogni modo, l’opera dei missionari: noi che abbiamo tanto, non possiamo chiudere gli occhi di fronte alle necessità di chi non ha nulla, abbiamo il dovere di condividere con gioia la nostra ricchezza, di dare con generosità quello che ciascuno può, come fanno i nostri fratelli d’Africa. La gioia che emana dai loro occhi, il loro sapersi accontentare di ciò che la Provvidenza dona, non ci può esimere dall’aiutarli a migliorare le loro condizioni di vita, sia che abitino in terra d’Africa, sia che sbarchino nelle nostre coste in cerca di braccia che li accolgano e di mani che li guidino verso un futuro migliore. Come madre e come insegnante non posso non pensare a tutti quei bambini che ho incontrato, ai loro sorrisi, alla loro gioia nell’accogliere piccoli doni e nel donare grandi abbracci. Quei bambini non chiedono nulla ma noi abbiamo il “dovere” di pensare anche a loro, così come provvediamo ai nostri figli. Come donna non posso dimenticare la bellezza delle donne africane: donne forti che affrontano ogni giorno con gioiosa serenità le difficoltà della vita, fiduciose nella Provvidenza; donne umili, vestite con i loro coloratissimi abiti, ma dal portamento elegante e signorile; donne che amano i loro figli con lo stesso amore con cui noi amiamo i nostri figli; donne che, nella loro grande dignità, non chiedono nulla ma che noi non possiamo e non dobbiamo dimenticare.
Andare in Africa, il sogno di una vita che, nonostante abbia avuto la grazia di realizzare, resta nel mio cuore e che continuo a sognare perché ora ne ho sperimentato la bellezza!

Costa Maria Felicita
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