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di Padre Vincenzo Algeri
Migoli 12 Agosto 2007
Carissimi fratelli e sorelle in Cristo, è passato circa un mese dalla mia prima lettera, mi faccio risentire per mettervi a conoscenza della vita e dei problemi della Parrocchia di Migoli. Il mese trascorso è stato molto intenso e pieno di eventi importanti per la vita della Chiesa di Iringa e della nostra comunità parrocchiale.
Il 9 luglio, nella Parrocchia di Ismani, abbiamo partecipato al ritiro mensile. A questo ritiro, una bella occasione di incontro fraterno e di ristoro spirituale, partecipiamo i sacerdoti della Parrocchia di Ismani, di Ilula, di Migoli, le Suore Collegine, le Suore Teresine presenti a Ismani, le Consacrate laiche dell’A.L.M., e la comunità “Cristiani nel Mondo” (fondazione della Diocesi di Agrigento), che è presente e opera a Ipogolo. La meditazione è stata dettata da Mons. Giuseppe Di Marco, della Diocesi di Agrigento, fondatore dell’Associazione “Cristiani nel Mondo”, venuto in Tanzania, in questo mese, per celebrare, insieme alla sua comunità, i 60 anni di ordinazione sacerdotale. A Ismani abbiamo avuto la gradita sorpresa di trovare tre sacerdoti della Diocesi di Agrigento con un gruppo di seminaristi. Si trovavano lì per partecipare a due ordinazioni sacerdotali (di cui scriverò più avanti) e per dare modo ad alcuni di seminaristi di Agrigento di conoscere la Parrocchia affidata alla cura pastorale del clero della loro Diocesi.
Un evento importante per la Diocesi di Iringa sono state le Ordinazioni sacerdotali. Per me e P. Salvo sono stati momenti importanti di incontro col presbiterio di Iringa, nel quale in questi anni siamo inseriti e col quale dobbiamo collaborare. Le celebrazioni sono state tre, presiedute dal Vescovo di Iringa, Mons. Tarcisius Ngalalekumtwa, i sacerdoti ordinati, complessivamente, sono stati quattro. Una prima celebrazione il 4 luglio, a Iringa, nella Parrocchia della Consolata: sono stati ordinati Padre Protas Chelula e Padre Sosthenes Kibiki, che hanno studiato nel Seminario di Peramhio, che è il Seminario Maggiore di tutte le Diocesi della Metropolia di Songea, di cui fa parte anche la Diocesi di Iringa. Una seconda celebrazione l’11 luglio, a Mgololo, una Parrocchia molto distante da Iringa (per noi cinque ore di macchina, solo andata!). Abbiamo fatto esperienza diretta della vastità della Diocesi di Iringa. Per attraversarla da un estremo all’altro si devono fare 350 Km! Tutto questo territorio è diviso in 33 Parrocchie, delle quali la nostra è una delle più piccole, per estensione territoriale e densità della popolazione. Nella Parrocchia di Mgololo è stato ordinato Padre Vincent, che ha studiato in Sicilia, nel Seminario di Agrigento. La presenza dei confratelli agrigentini è stata un bel segno di comunione fra la Chiese di Iringa e quella di Agrigento. La terza celebrazione ha avuto luogo il 18 luglio nella Parrocchia di Ifunda. A ricevere il sacramento dell’Ordine è stato Padre Jordan Alexander Kihaga. Anche questo sacerdote ha studiato nel Seminario di Agrigento. Uno dei sacerdoti agrigentini presenti, Padre Librino Lauricella Ninotta, è Parroco nella Parrocchia nella quale il novello sacerdote ha fatto l’esperienza pastorale negli anni di Seminario.
Nella seconda metà del mese gli eventi hanno avuto un carattere parrocchiale. Il 20 luglio, sono arrivati gli agrigentini, cui ho fatto cenno prima: tre sacerdoti, P. Saverio Catanzaro, di cui vi ho parlato nella mia prima lettera, don Librino Lauricella Ninotta, e don Giuseppe Argento, Rettore del Seminario di Agrigento, alla guida del gruppo di seminaristi agrigentini. Nel corso della visita P. Saverio ha ricordato i primi tempi della sua presenza a Migoli, la collaborazione con le suore e i primi catechisti, la costruzione della chiesa e i rapporti con le maestranze italiane che, a quel tempo, costruivano la diga di Mtera, e che gli hanno dato una sostanziosa mano d’aiuto per costruire la chiesa, fornendo una parte di materiale edile. Il giorno dopo siamo andati a Maperamengi, attraversando il lago. C’era una circostanza precisa: la celebrazione di due matrimoni e di sette battesimi (quattro adulti e tre bambini). Da circa tre anni non era stato possibile raggiungere il villaggio per la cura pastorale dei cristiani che vi abitano, per la mancanza di acqua nel lago. Un giovane catechista di buona volontà aveva continuato a radunare la comunità per la preghiera domenicale ed aveva avviato la preparazione al battesimo di due coppie di sposi. Negli scorsi mesi, ripresi i contatti, si è continuata la preparazione al battesimo delle due coppie di sposi, e si è curata anche la preparazione al matrimonio e al battesimo dei loro bambini. La celebrazione è stata fatta all’interno della chiesetta ancora da ultimare, perché mancava la porta d’ingresso e la rete metallica alle finestre. È stato un momento molto bello per la comunità cristiana locale. Insieme a P. Salvo Bucolo, che presiedeva la celebrazione, hanno concelebrato i tre sacerdoti agrigentini, i quali hanno anche amministrato il battesimo ai tre bambini. È stato molto bello, sopratutto per P. Saverio Catanzaro, che ha ricordato e rivissuto i tempi della prima evangelizzazione di Maperamengi. Alla celebrazione c’è stata anche la simpatica partecipazione di almeno 300 pipistrelli che la notte prima avevano invaso la chiesetta, approfittando della mancanza della porta. Se ne stavano sul soffitto, fermi; si agitavano un po’ solo quando i fedeli battevano le mani! Dopo la celebrazione, la festa, durante la quale gli invitati hanno potuto gustare il pesce del lago.
La settimana successiva è arrivato, dalla Diocesi di Monreale, P. Dario Russo, con un gruppo di giovani (sei, per l’esattezza) che fanno riferimento all’Associazione Culturale “Hakuna Matata”. L’Associazione, che ha sede legale a Carini (PA), si propone di sostenere l’opera di missionari italiani nei Paesi in via di sviluppo. Padre Dario, che è anche direttore dell’Ufficio Missionario della Diocesi di Monreale, viene a Migoli ogni anno da nove anni a questa parte e resta per un mese: dà una mano d’aiuto nel ministero (sa celebrare in swahili) e, con i suoi giovani, fa qualche lavoro di cui c’è bisogno nella missione (le ragazze, per esempio, danno una mano d’aiuto per i bambini ospitati nella missione e aiutano in cucina) e organizza gli aiuti di Hakuna Matata per Migoli, prendendo contatto con le realtà che l’Associazione segue e sostiene in modo particolare, ad esempio: la Scuola di cucito di Izazi, il sostegno a distanza dei bambini dell’asilo di Mbweleli, ecc. I fedeli di Migoli conoscono bene P. Dario, il suo arrivo è per tutti motivo di gioia. Quest’anno P. Dario ha fatto a noi sacerdoti un dono speciale, ci ha comunicato che un laico della sua Diocesi ha dato la disponibilità per stare tre anni a Migoli come laico “fidei donum”. Il Vescovo Tarcisius, durante la sua visita a Migoli (di cui dirò più avanti), ha manifestato la disponibilità ad accogliere il laico come “fidei donum”, e ha firmato la relativa convenzione con la Diocesi di Monreale.
Normalmente, la presenza di Padre Dario e dei suoi giovani a Migoli coincide con un momento importante della vita parrocchiale, la festa del Ringraziamento, che si celebra l’ultima domenica di luglio. È la festa che ricorda l’erezione della Parrocchia, ed è l’occasione nella quale i fedeli ringraziano Dio per i frutti del lavoro. La Festa è stata preparata dai responsabili laici della Parrocchia, che si sono distribuite le incombenze per i vari momenti della festa, che si conclude con il pranzo, che viene consumato nei locali della Parrocchia, e con canti e musica dopo il pranzo. In effetti siamo entrati nel clima della festa già il lunedì, quando ha avuto inizio la settimana di preparazione intensa alla Cresima (“mafundisho”). I 181 ragazzi che hanno ricevuto la Cresima nella Festa del Ringraziamento, dal lunedì al sabato, hanno dimorato in Parrocchia e con delle apposite catechesi sono stati preparati alla celebrazione. Quest’anno abbiamo introdotto una piccola novità: un giorno l’abbiamo caratterizzato come giornata vocazionale, invitando le Suore Collegine a parlare della vita consacrata e delle vocazioni di speciale consacrazione. Quest’anno la festa del Ringraziamento è stata particolarmente solenne perché abbiamo avuto con noi il Vescovo di Iringa, Mons. Tarcisius. Si è fermato con noi dal venerdì pomeriggio alla domenica pomeriggio. È stato un momento molto significativo e importante. Il Vescovo è stato con la gente, conosceva personalmente molti fedeli e si è intrattenuto a parlare con loro. Il sabato ha benedetto la chiesetta di Maperamengi. Abbiamo attraversato il lago con la barca che è della Parrocchia e porta il nome di “S. Agata”. Era la prima volta che il Vescovo Tarcisius metteva piede a Maperamengi. C’è stata grande festa. La chiesetta era pronta per essere benedetta; gli ultimi lavori erano stati eseguiti qualche giorno prima, con la messa in opera della porta d’ingresso e delle reti alle finestre (i pipistrelli nel frattempo erano stati sloggiati). La celebrazione è stata solenne e partecipata. A Maperamengi c’è tanto da lavorare! In tre anni di assenza del sacerdote la qualità della vita cristiana di quella comunità si è molto abbassata; occorre ripartire con l’evangelizzazione dei pagani e la rievangelizzazione dei battezzati. Il momento culminante della Festa del Ringraziamento si è avuto con la celebrazione della messa domenicale e l’amministrazione della Cresima. Quest’anno la festa è stata particolarmente sentita perchè la pioggia abbondante e il ritorno del lago ai livelli normali è stato visto come una grazia specialissima di Dio. La processione offertoriale, nella quale vengono concretamente portati i frutti del lavoro, è stata molto generosa. Il valore delle offerte è stato pari a quasi 800.000 scellini (circa 500 €), che il Vescovo ha destinato ad un’iniziativa diocesana: il completamento della Scuola Secondaria per ragazze intitolata a “Mons. Cagliero”. L’opera si inquadra in un progetto diocesano di promozione della donna. La “Cagliero” diventerà High School, cioè avrà i corsi preuniversitari, per facilitare così l’accesso delle ragazze agli studi universitari. Dopo la Messa, il Vescovo si è fermato a pranzo con i cresimati, che, alla conclusione del pranzo, hanno eseguito dei canti alla presenza del Vescovo. Alle quattro del pomeriggio circa, il Vescovo ci ha salutati e ha fatto ritorno a Iringa.
Questa la cronaca degli eventi più significativi del mese di luglio. Il fatto di narrarveli è un modo per rendervi in qualche modo partecivi del nostro lavoro apostolico, nella consapevolezza che chi edifica la Chiesa è lo Spirito Santo e noi siamo semplici strumenti, della cui debolezza egli si serve. Naturalmente, non è tutto rose e fiori. Ci sono problemi pastorali e sociali con cui ci dobbiamo confrontare ogni giorno e per affrontare i quali abbiamo bisogno del vostro aiuto spirituale e anche materiale. Per quanto riguarda la problematica più direttamente pastorale, ci stiamo rendendo conto che ancora il cristianesimo rimane in superfice, in molti fedeli è come uno strato di vernice o come un vestito che si indossa all’occasione, non è penetrato in profondità, per molti cristiani battezzati Cristo non è diventato ancora il riferimento fondamentale dell’esistenza. Ci stiamo rendendo conto come la catechesi in preparazione ai sacramenti va impostata meglio, perché c’è il rischio di sacramentalizzare senza evangelizzare. Il cammino del Catecumenato va curato con più attenzione e con maggiore coinvolgimento ecclesiale. Occorre evangelizzare in modo costante e capillare, e lavorare per un maggiore coinvolgimento dei laici nella vita della Chiesa. Questi sono, in fondo, gli orientamenti pastorali entro i quali io e P. Salvo intendiamo muoverci. Poi c’è la problematica sociale cui ho accennato nella precedente lettera. Sono problemi enormi, che noi non potremo risolvere, ma che non possiamo ignorare. Certamente possiamo fare qualcosa, col vostro aiuto, con la consapevolezza che questo qualcosa è come una goccia nell’oceano, ma (come ha fatto notare qualcuno) l’oceano è fatto di gocce. Le emergenze sociali più grosse sono due: sanità ed istruzione. Su queste due emergenze si radicano tutti gli altri problemi sociali. L’emergenza sanitaria ha due aspetti: a) la presenza diffuse di alcune gravi patologie, in primo luogo l’AIDS, poi la malaria e tante patologie gastro-intestinali, legate queste ultime al problema dell’acqua e, per i bambini, anche al problema della nutrizione e dell’educazione alimentare; b) l’insufficienza dei servizi e delle strutture sanitarie. L’emergenza istruzione consiste nel fatto che la domanda di istruzione supera ampiamente le capacità di risposte adeguate da parte del Governo, sia in termini economici, sia in termini organizzativi. Non è facile per nessun Governo rispondere alla domanda di istruzione che viene da una popolazione costituita per il 44% da bambini e ragazzi dell’arco di età 0-14 anni. Per quanto riguarda l’emergenza sanitaria il nostro intervento consiste, in genere, nell’aiutare le persone a sostenere le spese per l’acquisto delle medicine e per i ricoveri o all’Ospedale di Changalawe (cioè il “Centro sanitario”vicino a Migoli e gestito dalle Suore) o nei due Ospedali di Iringa, o in quelli di altre città (in questo caso ci sono in più le spese di viaggio e soggiorno in città sia per l’ammalato, sia per il famigliare che lo accompagna). Per quanto riguarda i malati di AIDS (cui il farmaco viene dato dal Governo gratuitamente), li aiutiamo per le spese di viaggio e soggiorno, una volta al mese, in città (per la visita di controllo e per ricevere la medicina da prendere giornalmente a casa); inoltre, aiutiamo i bambini ammalati di AIDS, garantendo loro un’alimentazione adeguata a sostenere la cura, a tale scopo alcuni di essi sono ospitati in Parrocchia. Tenete presente che qui non c’è l’assistenza sanitaria come l’abbiamo in Italia, le spese sanitarie sono tutte a carico dei pazienti, anche la visita del medico, che noi chiameremmo “medico di base” (qui, in effetti è un para-medico), prevede il pagamento di un ticket; anche il ricovero nell’Ospedale governativo prevede una somma da pagare. Solo la cura per alcune patologie o servizi (AIDS, TBC, vaccinazione dei bambini, e qualcos’altro) è a totale carico dello Stato. In sostanza, noi inseguiamo l’emergenza, senza un aiuto efficace al sistema sanitario, e, perciò, alla popolazione. Noi pensiamo che sia necessario intervenire per sostenere il Centro sanitario di Changalawe in modo che abbia più personale e più qualificato. Infatti, questo Centro sanitario, di proprietà della Diocesi di Iringa e gestito dalle Suore Collegine, dovrebbe sostenersi in tutto con quello che danno i pazienti, che spesso non possono dare niente o possono dare poco. A carico della gestione del Centro ci sono tutte le spese del personale (paramedici, infermieri, personale delle pulizie), le spese per l’acquisto delle medicine (che man mano vengono vendute, ma che il Centro deve pagare al momento dell’acquisto), e per altro materiale sanitario (cotone, garze, siringhe, ecc.), le spese per l’energia elettrica e per la macchina, che funge anche da ambulanza. Il Centro non va a fondo solo per qualche aiuto, poco prevedibile nella quantità, che riceve dall’Italia. Il personale è poco anche perché il Centro non può dare gli stipendi che, invece, può pagare lo Stato o altre strutture private; spesso, il dipendente, se gli viene offerta la possibilità di guadagnare di più, lascia il Centro. Inoltre, il Centro è autorizzato a un tipo di interventi che superano appena quello che chiameremmo il “day hospital”, cura prevalentemente la malaria ed alcune patologie intestinali, può fare qualche limitato intervento di pronto soccorso, fa gli esami essenziali per diagnosticare l’AIDS. Il Governo ha promesso di mettere la struttura in condizione di distribuire la medicina per l’AIDS, evitando così ai pazienti il viaggio mensile in città (che costa parecchio, per le tasche di questa gente); sarebbe un aiuto notevole alla popolazione, ma, per ora, sono solo promesse. Noi vi chiediamo di sostenere il seguente progetto, che denominiamo “Progetto n.10: Più qualità per il Centro sanitario di Changalawe”: garantire uno stipendio adeguato per un’infermiera e per un medico (che sia veramente tale, e non un paramedico) fino a quando il Governo non si farà carico delle spese per il personale. Questo significa, in termini monetari, 300.000 scellini al mese per il medico ( pari a circa € 170,00-180,00) e 200.000 scellini al mese per un’infermiera professionale (pari a circa € 110,00-120,00). Sarebbe necessario un gruppo di benefattori che si facesse carico di questo progetto. Così, almeno, riusciremmo a fornire un servizio più di qualità alla popolazione locale e potremmo limitare gli spostamenti e i relativi costi per il ricovero negli ospedali cittadini; inoltre, la presenza di un vero medico (l’ideale sarebbe un pediatra) potrebbe garantire una visita di controllo almeno mensile per i bambini ospitati in Parrocchia e presso la casa delle Suore Collegine. Se qualche benefattore, meglio se un gruppo, intende sostenere questo progetto, si metta in contatto direttamente con noi, quanto prima. Se qualche medico siciliano fosse disponibile a prestare la propria opera qui, per qualche mese, sarebbe ancora meglio, ma questo tipo di servizio deve essere preparato bene. Questo significa che il medico deve venire qui una prima volta a vedere la situazione e ad approntare la documentazione necessaria per esercitare legalmente in Tanzania, poi noi dovremmo approntare la strumentazione necessaria perché possa prestare la sua opera efficacemente, quindi dovrebbe ritornare qui ed esercitare, anche per un periodo relativamente breve (un due–tre mesi). Il problema della lingua lo potrà affrontare tenendo conto che una delle suore dell’ospedale, che è un paramedico, conosce l’italiano e l’inglese (questa lingua, in particolare, per il linguaggio specialistico medico). L’ideale sarebbe se questo medico potesse esercitare contemporaneamente ad un medico locale che stesse stabilmente qui (possibile se voi sostenete il progetto di cui sopra), in modo da avere la garanzia di un seguito nella cura dei pazienti. Dell’emergenza istruzione parlerò nella prossima lettera. Ritengo, invece, necessario illustrarvi due progetti che, se vanno in porto, elimineranno tanti disagi con i quali la popolazione locale deve confrontarsi ogni giorno. Anche in questo caso avremo bisogno del vostro aiuto. Con l’aiuto di voi benefattori (di uno, in particolare) abbiamo scavato, nella zona a ridosso degli edifici della Scuola Secondaria, la Nyerere H.S., due pozzi: il primo è profondo 82 m, il secondo, a poche decine di metri dal primo, è profondo 120 metri ed ha la portata di 6.600 litri di acqua ogni ora. Il primo pozzo, attualmente, funziona con una eoleana; in pratica, è possibile avere l’acqua a condizione che ci sia il vento, ed è a disposizione esclusivamente della Nyerere H.S.; il secondo, attualmente inutilizzato perché l’acqua si può tirare solo con un motore, sarà destinato alla popolazione di Migoli e potrà servire anche la zona di Changalawe e il Centro Sanitario. Si rendono necessari due progetti.
a) Potenziare la rete elettrica, per poter far funzionare un motore per la trazione dell’acqua del secondo pozzo. Questo potenziamento avrà anche due effetti collaterali positivi: si potrà portare l’energia elettrica nelle case degli insegnanti della Nyerere H.S., e si potrà sostituire l’eoliana del primo pozzo con un motore elettrico, per avere garantita, così, la continuità del servizio (Progetto n. 11: potenziare la rete elettrica per i pozzi e per la Nyerere H. S.);
b) Realizzare una rete idrica essenziale per portare l’acqua dal pozzo al villaggio, alla Parrocchia e alla casa delle Suore Collegine. Quest’opera ne rende necessaria un’altra: la realizzazione, a monte del pozzo, di un grosso serbatoio per garantire una pressione adeguata dell’acqua, in modo che possa arrivare anche a Changalawe (Progetto n. 12: acqua per Migoli e Changalawe).
Per realizzare questi lavori ci sarà la partecipazione della Nyerere H.S., che sarà titolare del rapporto con la TANESCO (l’ente pubblico per l’elettricità) per far arrivare la trifase e si farà carico di una parte dei costi. Parteciperà anche l’autorità governativa locale, che deve precisare ancora l’entità del suo contributo. Inoltre, finiti i lavori, i costi di gestione saranno tutti a carico della Scuola e delle autorità governative locali, ciascuno per la sua parte. Per quanto riguarda il Progetto n.11, sono necessari 17.000.000 di scellini (pari a circa € 10.000,00), per quanto riguarda il Progetto n. 12, occorrono complessivamente 40.000.000 di scellini (pari a circa € 25.000,00).
Sono lavori necessari e utili, perchè, rendendo fruibile per la popolazione il bene dell’acqua, primario per la salute, si risolvono alla radice tanti disagi, sopratutto quelli sanitari. Facciamo appello alla vostra generosità.Termino qui, ripromettendomi di tenervi aggiornati mensilmente su quanto si fa qui e sullo svilippo dei nostri Progetti, il cui elenco completo mi propongo di farvi pervenire quanto prima con apposita lettera. Pregate per noi!
P.Vincenzo Algeri